Ogni viaggio, prima che essere un percorso fisico, è un percorso immaginario, un procedere ideale verso una serie di figure e di sensazioni preesistenti nella nostra mente. Non si parte da un luogo per andare in un altro luogo e basta. Non solo. Partiamo da una cosa che è già in noi per andare alla ricerca di qualcosa che è oltre da noi, qualcosa che ci completi, ci soddisfi, qualcosa che, in definitiva, ci aiuti a conoscerci meglio. Ogni viaggio pertanto è una ricerca che va dall'interno di noi verso l'esterno, verso altro da noi e varia in relazione al vissuto e alle aspettative che ognuno ha.
Per questo tutti i viaggi sono personali, tutti diversi uno dall'altro, il frutto di strutture immaginarie e archetipe che ognuno porta dentro di se, accumulandole e facendole sedimentare negli strati del nostro essere, fin dalla nascita. Ogni viaggio, infine, ci porta nei luoghi più remoti del nostro inconscio, a diretto contatto con quella parte di noi che aspira ad arrivare ad una delle mete più esclusive, uniche e personali a cui una persona possa pervenire: conoscere se stessi.
Nel caso di Tony Cetta, il percorso è fortemente connotato dalla sua attività, dai suoi studi e dalle sue ricerche in campo artistico.
Fotografo, pittore, graphic designer e, infine, studioso di comunicazione, Cetta ha fatto della ricerca visiva e della sperimentazione artistica la sua ragione di vita. Nei suoi lavori la fotografia ed il viaggio sono gli elementi utilizzati per la creazione artistica, i mezzi per realizzare l'opera. Un mezzo prettamente tecnico, meccanico, statico - la fotografia - ed uno dinamico, sfuggevole ed immateriale - il viaggio - danno vita ad una serie d'immagini dal forte impatto cromatico e visivo.
Tutti i luoghi visitati diventano pretesti per estrapolare segni e raffigurazioni che, in qualche caso, trascendono la realtà per divenire elementi decontestualizzati e astratti.
La geografia del viaggio, quella che noi tutti conosciamo, cessa di essere un referente fisico per divenire una geo-grafia del visibile ossia della percezione. Il viaggio diventa un'occasione per analizzare quella fitta rete di textures, geometrie, sfumature, particolari e cromatismi che formano il percetto fotografico dei luoghi.
Le immagini perdono il loro senso primario, quello di definire visivamente un oggetto, un luogo, per divenire elementi a se stanti con una forte valenza estetica. La raffigurazione lascia il posto all'immaginazione. La mera rappresentazione si trasforma, la fotografia più che uno strumento diventa un luogo, anzi, il luogo, dove il significato si trasforma e perviene ad una nuova significazione. La rappresentazione dei posti, delle persone, degli oggetti, dei particolari, cessa di essere autoreferenziale per divenire una nuova realtà disvelata. Una realtà fatta di geometrie immaginifiche e di luoghi dell'anima dove le forme e i colori riempiono di nuovi significati il supporto visivo fino a tramutare l'immagine del luogo nel luogo dell'immagine.